Un libro: “In viaggio con Erodoto”

È iniziato l’anno 2023, e gennaio è il mese che ci vede gestanti di nuovi progetti, propositi, impulsi alla rinascita. Si accumulano energie in potenza che sfoceranno al di fuori nel resto dell’anno, il dove non è sempre prevedibile, almeno per me. Ma penso che sia necessario non costringersi in una forma precisa e lasciarsi la libertà di mutare, senza porsi troppi freni: si va dove si va e si accoglie l’imprevedibile.

Ryszard Kapuściński, reporter, scrittore e curiosissimo essere umano, ha imparato con gli anni a confrontarsi con l’imprevedibile e a godere dei suoi doni. Nel suo libro, “In viaggio con Erodoto”, ci racconta come ebbe inizio la sua carriera di reporter, quando a Varsavia scriveva per lo Sztandar Młodych e accarezzava il sogno, per non dire l’ossessione, di voler “varcare la frontiera”, qualsiasi essa fosse. L’occasione gli si presentò quando il giornale gli diede il suo primo incarico come corrispondente estero, destinazione: India. La sua capo redattrice gli donò un libro prima della sua partenza, si trattava di “Storie” di Erodoto, un testo che, tra le opere giunte fino ai giorni nostri, può essere considerato come il primo reportage della storia dell’umanità.

Di Erodoto non si sa molto, nacque ad Alicarnasso (prima greca, ora turca con il nome di Bodrum) nel 484 a.C. e morì a Thurii nel 425 a.C.; proveniente da una famiglia aristocratica per parte greca e parte asiatica, già in giovane età si vide forzato all’esilio dalla città natia per attriti tra il tiranno che la governava e lo zio; lo spostamento, seppur obbligato, contribuì al suo arricchimento linguistico e umano. Alla caduta del tiranno che aveva scacciato la sua famiglia egli potè ad ogni modo fare ritorno in patria, ma il desiderio di conoscenza che era germogliato in lui lo vide partire di nuovo.

Vagare per il Mediterraneo approdando ad Atene, poi in Egitto e alla fine della sua vita in Magna Grecia, in una città che non esiste più, ma che si situava vicino all’attuale Sibari (Sybaris) nel golfo di Taranto, gli permise un approccio di rara apertura alle altre culture, che fossero elleniche o barbare.

Erodoto, come Ryszard Kapuściński, è un uomo affamato di conoscere le vicende umane, di ascoltare le voci dei popoli. Sa che alcuni racconti sono più plausibili di altri: molte storie hanno più sostenitori, altre giusto una manciata; le versioni cambiano a seconda di chi le narra e trovare la verità è cosa quasi impossibile, ma la storia umana, consta anche di questo: l’uomo funziona così, è un essere fatto di storie più che di carne.

Nelle pagine di “In viaggio con Erodoto” l’autore ci guida in alcuni suoi reportage, ci porta in India, in Cina, in Iran, in Algeria, in Tanzania e altri luoghi; intercala i suoi aneddoti di viaggio con brani tratti da “Storie” creando un senso di vicinanza con un passato per noi remotissimo, ma che ci appare in un certo senso vicino. Viene disegnato un mondo dove i popoli, persone come noi in preda alle loro passioni e necessità dovevano fare i conti con la durezza della vita e con una violenza che può apparirci intollerabile, ma che è propria della nostra storia e anche del nostro presente. Ma ciò nonostante… l’essere umano continua a raccontare, a raccontarsi e a ridefinirsi. A demolire confini e a costruirne altri per poi varcarli inseguendo le sue motivazioni.

Kapuściński ci conduce con grazia attraverso la sua storia e il suo viaggio; non possiamo far altro che sederci accanto a lui, nella veranda della sua stanza in affitto, sull’isola di Gorée, lottando contro nugoli di zanzare e insetti attirati dalla lanterna serale per poter leggere un’altra riga di “Storie” e agognare al prossimo viaggio.

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